Complesso rupestre
di Madonna della Stella
Il complesso rupestre della Madonna della Stella è posizionato sul margine calcareo e frastagliato del torrente “Canapro” o “Gravina”, nella zona della necropoli che va sotto il nome di “area del Padre Eterno”. Lungo il torrente infatti si aprono le grotte naturali e antropizzate del territorio murgiano. Il Complesso della Madonna della stella, frequentato sin dal neolitico è menzionato in una pergamena di papa Gregorio VII del 1075, inviata all’Abbazia di Banzi, in Basilicata, con il titolo di ‘Monastero benedettino di S. Arcangelo’, di cui si dice che avesse alle sue dipendenze altri tre monasteri nelle vicinanze.
Il monastero benedettino prendeva il nome di “S. Arcangelo” dalla chiesa rupestre situata al di sotto il giardino visibile, ma inaccessibile alla pubblica fruizione. Nella visita pastorale del vescovo Francesco Bossi (1568 1574) del 1569 viene descritta, infatti, una chiesa di S. Arcangelo sottostante a quella della Madonna della Stella.
Le grotte che fanno parte del complesso rupestre sono sei.
La prima grotta è collocata tra il terzo e il quarto cancello nel corridoio di ingresso. In essa il turista può ammirare sul muro in alto a sinistra un volto circondato da una specie di aureola (immagine uno), poi una figura umana, forse una donna incinta, e infine al centro sulla volta, una botola, che probabilmente fungeva da meridiana.
Il quarto cancello si apre su un giardino, che ai tempi della Visita Apostolica dell’Orsini, era fittato come orto, a testimonianza della fecondità del territorio murgiano.
La stanza in tufo, adiacente all’ingresso del giardino, presenta sulla facciata due rose scolpite, riconducibili alla famiglia Orsini, con uno scudo gentilizio. A pochi passi, sulla parete destra della roccia, si apre una seconda grotta, collocata sotto il livello del giardino. All’interno un camino con vari elementi difficili da decifrare, segni di una frequentazione di varie epoche.
La chiesa, dal titolo “Madonna della stella”, costituisce la terza grotta del complesso rupestre. Presenta una porta d’ingresso con una volta a botte con i motivi della stella e della rosa, tipici dell’arte cinquecentesca. Il titolo della chiesa “Madonna della stella”, con molta probabilità, è dovuto alla presenza della stella che si poteva ammirare sul capo e sul manto della Vergine con il Bambino nell’icona originaria. Il simbolo della stella sta per la funzione di Maria al momento della sua nascita come annunciatrice dell’alba del mondo nuovo, che sarebbe stato il suo Figlio, Cristo Gesù.
Il visitatore contemporaneo della chiesa nota che sull’altare è stata posta provvisoriamente una
copia in forex della famosa Madonna della tenerezza con il motivo della stella sul manto.
La chiesa è stata considerata dalla metà del XVI secolo un santuario mariano, dopo che accaddero alcuni miracoli che determinarono un grande afflusso di pellegrini.
L’importanza della chiesa rupestre venne esaltata quando venne affidata alla cura degli Orsini, divenendo loro “beneficio”, nel 1573. Lo stesso avvenne nel 1709, quando divenne “beneficio” del cardinale Francesco Antonio Finy, che commissionò l‘altare al centro della chiesa, con colonne tortili in pietra, di gusto barocco. Ai lati, in alto, dell’altare si possono notare semi archi e semi colonne ricavati nel tufo appartenenti alla primitiva chiesa. Sempre in alto e a destra, ancora una figura di pecora o di agnello. Essenziale per la ricostruzione del luogo è la descrizione presente nella Visita Apostolica del card. Orsini, effettuata il 16 febbraio 1714. La chiesa presenta un sedile per il popolo e una sacrestia con sedile ed un’edicola in cui forse era contenuta l’antica immagine della Madonna. A destra di chi entra, l’accesso alla scala in tufo del campanile. Il viaggio descrittivo ci porta a scorgere la presenza dell’antico e originario ingresso, chiuso per volere dello stesso cardinale lasciando aperto
quello attualmente visibile
Uscendo dalla chiesa, subito a destra, si apre la quarta grotta, posizionata sotto il livello del giardino, che presenta elementi non decifrabili: una semi vasca e un’edicola. Non è difficile ipotizzare che il luogo che sia stato oggetto per abluzioni pagane (immagine quattro).
Seguono la quinta grotta, che è un piccolo ambiente con pareti ben levigate e un ambiente ricavato dalle pareti; e la sesta grotta, di cui all’esterno si intravede un camino e che si caratterizza all’interno con diversi spazi, anch’essi ricavati dalle pareti calcaree. Entrambe le grotte verso il XIV sec. furono abitate da eremiti.
Nel giardino fa bella mostra di sé una antica cisterna colonnata, scavata nel tufo, lunga, larga e profonda quasi tre metri. Era alimentata da un canale visibile sulla sinistra di chi guarda in cui scorreva l’acqua piovana del pianoro. Le colonne furono collocate probabilmente nel XVI secolo per adornare il giardino, dopo essere state traslate dal tempio della zona della necropoli peuceta.