BIBLIOTECA CAPITOLARE FINIA

BIBLIOTECA CAPITOLARE FINIA

E’ una delle più antiche biblioteche pubbliche della Puglia, e si potrebbe definire un vero e proprio
“tempio laico” del sapere e della cultura, fortemente voluto ed arricchito da illuminati
rappresentanti dell’episcopato e del clero locale.
La donazione più cospicua dal punto di vista del patrimonio librario e finanziario si deve al
cardinale da cui prende il nome, Francesco Antonio Finy (1669-1743), stretto collaboratore del papa
Benedetto XIII, che dispose l’assegnazione al Capitolo della Cattedrale della sua ricca biblioteca
personale, comprendente volumi di elevatissimo pregio artistico e storico, che andarono ad
incrementare la dotazione della vecchia raccolta, e 2000 ducati per la costruzione di un “vaso” dove
collocare la biblioteca, prima allocata all’interno della sagrestia della cattedrale, con relative
suppellettili. Venne fondata ufficialmente nel 1686 per opera del cardinale Vincenzo Maria Orsini,
allora arcivescovo di Benevento, asceso al soglio pontificio nel 1724 con il nome di Benedetto XIII,
che agiva in qualità di esecutore testamentario delle ultime volontà del vescovo di Gravina
Domenico Cennini dei Salamandra, reggitore della diocesi dal 1645 al 1684, il quale aveva lasciato
un primo nucleo consistente dei suoi libri. Il fondo venne ulteriormente arricchito con le donazioni
dell’arcidiacono Donato Angelo Lettieri (1700) e dal papa Benedetto XIII (1729). Nel 1740 la
costruzione fu affidata all’architetto Donato Giannuzzi di Altamura e portata a termine nel 1743.

LIBRO D'ORE MANUSCRITTO 1300/1400

L’edificio è costituito da un unico corpo di fabbrica a pianta quadrata. La facciata principale, a
spigoli smussati, spartita da lesene, dal portale in asse con un’alta scalinata, è caratterizzata da
elementi architettonici e decorativi che rimandano al prospetto di un edificio di culto, e tra gli
elementi decorativi presenti su entrambi i prospetti si possono annoverare le colonne d’angolo, i
motivi scultorei a conchiglia ed il frontone a volute, tipici delle architetture dal XVI al XVIII
secolo. Nella parte centrale, sul frontone al di sopra del portale, fa bella mostra di sé nell’edicoletta
campanaria l’originalissimo orologio meccanico seicentesco nel cui quadrante sono stati inseriti
successivamente i ritratti di Vittorio Emanuele II e di Giuseppe Garibaldi, che con il movimento
degli occhi scandiscono il tempo. Una volta entrati ci avvolge lo stupore: è forte il richiamo agli
elementi sacri di questo edificio pur destinato a usi profani. L’elemento principale è infatti costituito
dalla grande sala di consultazione, assimilabile alla singolare struttura di uno “scriptorium”
medievale, tipico dei monasteri, caratterizzata dalla presenza di ampie vetrate perimetrali ubicate
nella parte alta dell’ambiente per garantire un’illuminazione ottimale, sfruttando la luce naturale più

a lungo possibile; delle finestre originarie, quattro per ogni lato lungo e tre su quelli corti, oggi
risultano occluse quelle che si aprivano sulla parete di fondo.
Le murature sono scandite da pilastri, che addossati alle pareti formano delle nicchie all’interno
delle quali sono collocate le librerie. Nei sotterranei, i resti degli ambienti un tempo adibiti a carceri
dell’Università gravinese.
La Biblioteca può vantare un patrimonio di oltre 20 mila volumi, di cui 12 incunaboli, circa 437
edizioni del XVI secolo e oltre 8000 del ‘600, ‘700 e dei primi trent’anni dell’’800, un prezioso
manoscritto miniato.
Tra le altre opere conservate, periodici relativi alla fase della stampa tipografica manuale e un
rilevante numero di spartiti di musica sacra e profana.

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Video Biblioteca Finia prima del restauro

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